




Situate all’imbocco dell’omonima valle, le Torri di Fraele (1930 m) furono costruite nel 1391 durante il dominio visconteo con l’obiettivo di proteggere il territorio dell’Alta Valtellina da possibili invasioni. Da sempre hanno rivestito un importante ruolo strategico, essendo situate lungo la “Via Imperiale d’Alemagna”, una delle vie di comunicazione principale per i traffici commerciali tra Bormio e l’Engadina. Nei primi anni del XVI secolo furono lo scenario di diversi scontri militari che portarono nel 1513 alla loro distruzione.
Grazie ad alcuni importanti interventi di restauro nel secolo scorso, le torri di Fraele sono ancora oggi visibili.
Le Torri di Fraele oggi…
Le torri sono oggi un punto d’interesse sia per la loro storia che dal punto di vista paesaggistico, godendo infatti di una splendida vista sulla Valdidentro e sulle montagne dell’Alta Valtellina. Sono raggiungibili seguendo i tornanti della strada di Cancano (meta sempre più ambita anche dagli amanti del ciclismo su strada) e sono un ottimo punto di partenza per diversi itinerari di trekking (es. Croce del Monte Scale) e di mtb (es. laghi di Cancano).
Subito all’imbocco dell’omonima valle sorgono le antiche Torri di Fraele (1930 m.) che erano uno dei punti di forza del sistema di fortificazioni che doveva proteggere l’allora Contado dalle frequenti invasioni. Erano a quel tempo il più avanzato avamposto delle difese bormine ed erano costantemente presidiate da guardie che si occupavano anche della sicurezza dei viandanti che attraversavano la Via Imperiale d’Alemagna.
Dalla loro vetta venivano infatti lanciati i segnali di fumo nel caso fossero stati avvistati dei possibili pericoli.
Le torri, a pianta quadrata, vennero costruite nel 1391, nel pieno del periodo visconteo anche se è legittimo ritenere che possano essere state ricostruite più volte nel corso dei secoli sovrapponendosi alle opere che già anticamente proteggevano il valico.
Nel 1481 vennero fortificate e rinforzate ad opera del Duca di Milano ma vennero successivamente distrutte dai grigioni nel 1513 in occasione della loro invasione di Bormio.
Rimangono ora visibili solo i ruderi di quelle Torri che erano le sentinelle a protezione del Passo di Fraele (o Passo delle Scale) anche se una recente ristrutturazione ha permesso di ricostruire parte della torre occidentale alla quale è possibile accedere da un apertura al piano terra (l’antica via d’accesso pare invece si trovasse più in alto in modo da permettere una migliore difesa)
Si narra che durante il dominio degli Sforza, forte dei privilegi acquisiti, l’allora podestà Cisermundo, si permise di oltraggiare l’ambasciatore inviato dalle Tre Leghe Grigione per reclamare diritti sul Contado bormiese.
Le Torri di Fraele furono il teatro dello scontro decisivo tra le truppe bormine e quelle degli invasori.
Strenua fu la difesa dei Bormini ma non sufficiente ad impedire l’ingresso in paese dei Grigioni.
In un misto di storia e leggenda la cruenta battaglia provocò un gran numero di caduti, tanto da far guadagnare al dirupo sottostante l’appellativo di “Burrone dei morti”.
Dal 1391 le torri di Fraele si stagliano contro il cielo, separate da una fenditura della parete rocciosa che scende, scoscesa, fino a incontrare i pascoli. Un tempo erano parte di una struttura fortificata più ampia, comprensiva di una muraglia che si interrompeva per un breve tratto in corrispondenza del valico, ma nulla è rimasto di questo muro il cui tracciato è delineato in un disegno conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Anche le torri sono giunte allo stato di rudere, e con il tempo avrebbero condotto a perdite irreparabili, se alla fine del secolo scorso non si fosse intervenuti con un restauro esteso all’area circostante.
Rientrano nel novero delle torri di segnalazione, ma sono le uniche in provincia ad essere state costruite a difesa di un passo. Entrambe hanno pianta quadrangolare e muri spessi, irrobustiti agli spigoli da conci di pietra squadrati. Alla base non vi erano porte di accesso; l’ingresso era collocato in alto, per permettere a chi le presidiava di ritrarre la scala e svolgere il proprio compito in maggior sicurezza. All’interno, un sistema di scale consentiva di passare da un piano all’altro, e scarsa luce filtrava dalle poche aperture, per lo più feritoie pensate per consentire l’uso dell’arco in caso di attacco. La torre occidentale, alta più di 13 metri, è la meglio conservata e misura circa m 6,50 per lato; la torre orientale, posta a strapiombo sulla valle, è giunta a noi mancante di una parete, parzialmente ricostruita in sede di restauro.
Notizie storiche
Le torri di Fraele si trovano sull’omonimo passo, a 1930 metri di quota, lungo un antico percorso, la “via imperiale di Alemagna”, che si staccava dalla Valdidentro per alzarsi di quota, scendere in Val Fraele e poi, attraverso la Val Mora, raggiungere la Val Monastero e da lì l’Austria e la Baviera. Si trattava di un tracciato di secondaria importanza, rispetto alle vie di grande traffico che dalla pianura puntavano dirette a nord, verso le Alpi, risultava tuttavia comodo ai mercanti perché nel settore centrale della catena alpina il passo di Fraele è l’unico al di sotto dei 2000 metri di altitudine. Le due torri sorgono in cima a uno scosceso roccione sul quale venivano appoggiate, a costituire una sorta di scala, delle traversine di legno che potevano essere rimosse in caso di pericolo: per questo il passo di Fraele era detto anche “passo delle Scale”. Le famiglie ragguardevoli di Bormio detenevano interessi in quest’area strategica: la Val Fraele era un pascolo unico, punteggiato da numerosi maggenghi, e la medioevale Chiesa di S. Giacomo fungeva da ospizio per i pellegrini e i mercanti di vino. Un lago alpino garantiva buona pesca. In passato le due torri sono state variamente datate dall’età romana al pieno Medioevo; l’epoca di costruzione più accreditata è la fine del Trecento. La vicina strada è stata tracciata nel secolo scorso, quando la Val Fraele fu invasa dalle acque trattenute dalle due dighe costruite dall’AEM per l’approvvigionamento energetico del capoluogo lombardo.